( Napoli 1860 - 1934)
Prima di tutto un Poeta. Scrittore, autore di opere teatrali diventate poi libretti d?opera. Bibliotecario, storico, novelliere, Di Giacomo ha il merito di aver dato alla musica napoletana nuovo e più ampio respiro, grazie alla grande portata poetica dei suoi versi che rendevano una canzone un capolavoro.
Il padre esercitava la professione di medico, la madre era figlia di un insegnante di flauto al Conservatorio di San Pietro a Majella. Studente di liceo classico, cominciò presto a farsi notare con un giornalino ?Il Liceo?, dove scriveva articoli sotto lo pseudonimo Salvador, o Il Paglietta, se scriveva di cronaca nera o resoconti giudiziari.
Conseguita la licenza liceale si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell?Università di Napoli.
Abbandonata la facolta? di medicina al terzo anno per dedicarsi alla poesia, fu anche cronista e collaboratore per i quotidiani più in vista dell?epoca.
Cronache d?arte, di vita, di costume, sono disseminate nelle suddette pubblicazioni e vennero poi ristampate nei suoi volumi.
In seguito abbandonò il giornalismo militante per intraprendere la carriera di bibliotecario, fino alla direzione della Biblioteca Lucchese - Palli di Napoli.
Lo si poteva incontrare nei caffé della città in compagnia di celebri pittori come Scoppetta, Migliaro, Dalbono, o con amici poeti e giornalisti, tra i quali Ferdinando Russo, Libero Bovio, Ernesto Murolo.
Nominato senatore nel 1927 ebbe il dolore di non vedere ratificata la nomina, bollato come ?autore di canzonette?, quindi inadatto alla carica in Senato;
Nel 1929 fu nominato Accademico d?Italia.
Questi alcune delle sue opere: Era de maggio (1885), Oje Carulì (1885), Oilì oilà (1886),
?A retirata (1887), Luna nova (1887), ?E ccerase (1888), ?E spingole frangese (1888), Lariulà (1888), Catarì (1892), ?E trezze ?e Carulina (1895), Tu nun me vuo? cchiù bene (1906), Palomma ?e notte (1907), Canzone a Chiarastella (1912), Mierolo affurtunato (1931) e altre.